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Il perché del progetto

....sulla stessa barca!



Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi”, dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!...”. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura. (Angelus, 6/9/2015)

Il territorio di riferimento

La realtà dei comuni alessandrini è pienamente interessata dal fenomeno migratorio, nelle forme di progetti SPRAR e soprattutto di Centri di #accoglienza straordinaria.

L’Ovadese, in particolare, ospita tre piccole comunità che complessivamente danno accoglienza a circa 90 persone provenienti da Nigeria, Guinea, Somalia, Senegal, Ghana ecc. Anche nell’#Ovadese la mancanza di lavoro, l’incertezza economica, la crescita dei bisogni di famiglie sempre più impoverite rendono particolarmente difficile praticare quella tradizionale solidarietà che un tempo muoveva generosamente individui e collettività.


D’altro canto, la presa in carico delle persone richiedenti protezione internazionale viene svolta secondo precise indicazioni della Prefettura e in ottemperanza agli #obblighi previsti, ma spesso le #comunità locali in cui i progetti sono collocati non riescono a sviluppare autonomamente percorsi di reale inclusione sociale, sia nella fase di formulazione della richiesta che soprattutto in quella successiva, in cui si manifesta il progetto migratorio individuale.


Gli obiettivi


Questo progetto intende costruire strumenti e buone prassi per accrescere le capacità di accoglienza dei residenti, per sviluppare cioè una reale e fattiva interazione tra gli ospiti dei progetti di #accoglienza migranti e i cittadini, prevenire forme di marginalizzazione, stimolare la creazione di #progetti lavorativi sostenibili, potenziare le competenze dei migranti per renderli maggiormente capaci di operare scelte di #vita.

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